Le gemme - Collezione di quaderni di poesia n.4
dicembre 2011
ISBN 978-88--6092-387
Introduzione di Abele Longo
“Un essere umano è i mondi che si sceglie,/ alcuni li percorre, altri li oltrepassa./” (Il deserto dei Tartari), incipit che si imprime nella memoria e offre chiavi di lettura per la poesia di Fernando Della Posta, autore fedele a una cifra stilistica frutto di appassionate letture e suggestioni non solo letterarie. Il “percorrere” e l’“oltrepassare” rappresentano infatti i piani di una poetica inscindibile dal proprio vissuto e da una visione immaginifica che si serve dell’invenzione, in un gioco di rivelazione e depistaggio, per “andare oltre”, negli angoli più remoti dell’esistenza, nell’inconscio.
Apre L’assedio a Yèrevan con un “rumore di folla” spazzato via dagli idranti in una distesa oceanica che si fa insieme di linee, somma dell’infinito che continua in dissolvenza in Il deserto dei Tartari (l’inquietudine del filo dell’orizzonte e il conseguente rin-tracciare luoghi della mente, lontani anche nel tempo, mitici e misteriosi). Il viaggio, a cui rimanda il titolo della raccolta, è tuttavia interiore e coincide con la fatica e la gioia del vivere, in un rapportarsi con gli altri da cui emerge, come un muro, l’incapacità di capirsi, di comunicare. Tema portante è la “maschera”, nell’accezione pirandelliana di frantumazione dell’io: Disfo le mie maschere, mi abbandono e penso:/ “… solo adesso, accantonato da me stesso,/ nel mio letto, / col respiro della mia gemella al fianco,/ nudo solo adesso - mi dico - son me stesso”./ (Esprimi un desiderio?). Ma anche “maschera” in quanto immagine simbolica del poeta come “fingitore”, nella definizione di Pessoa a cui è dedicata l’ultima poesia, Comparse, Magie, Incursioni. Pirandello e Pessoa, i richiami forse più presenti, insieme a tutto un corollario felliniano che riporta alla marcetta circense di Otto e mezzo con la passerella finale dei personaggi del film propiziata dal prestigiatore (il potere salvifico dell’arte). Vita e finzione che si confondono, ognuno “comparsa” del proprio film.
Ciò che più colpisce è la sincerità del dettato, di un poeta determinato ad essere soprattutto se stesso. Il misurarsi con i grandi non genera soggezione di sorta, né incute timori reverenziali. L’eteronimia pessoiana e lo sdoppiamento dei personaggi di Pirandello fungono soprattutto da humus, come se l’autore ricevesse l’impulso a scrivere dalla (loro) lettura. Il gioco, l’invenzione, non rappresentano inoltre linee di fuga, semmai un rimedio o delle vie di uscita; né si delineano come un fine a sé, arte per il piacere dell’arte. E’ poesia ludica che sa essere lucida e riflessiva, in un raccoglimento partecipe e accorato: Dalla mia terra non ho/ più nulla da imparare./ La poso al suolo come il cane posa l'osso,/ ne ho lo stesso suono. (Dalla mia terra). Grazie a Cinzia Marulli Ramadori per aver colto il valore di un poeta “luminoso”, per averne incoraggiato il cammino nel suo viaggio nella notte.
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Fernando Della Posta, nato a Pontecorvo, vive e lavora a Roma nel campo dell’Information Technology ed ha scoperto la poesia da pochi anni. Come per Pessoa, anche per Fernando Della Posta la poesia non è un’ambizione ma la sua maniera di stare solo. Gestisce il blog versisfusi.splinder.com, ed è redattore nel blog Neobar. wordpress.com. è inserito in diverse prestigiose antologie ed ha pubblicato suoi testi poetici nel libro La Versione di Giuseppe. Poeti per Don Tonino Bello (2011).
L’anno, la notte, il viaggio è la sua opera prima.
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