“Le gemme” vuole essere una collezione di quaderni di poesia dedicata a poeti contemporanei opportunamente selezionati, con il proposito di rappresentare una summa della loro poetica. L’intenzione è quella, infatti, di raccogliere le gemme di ogni autore per sintetizzarne il discorso poetico e, al tempo stesso, per facilitarne la diffusione attraverso un formato semplice ma elegante e di immediato impatto visivo.Nella convinzione che non è certo la quantità a determinare la qualità, Progetto Cultura ed io, abbiamo ritenuto qualificante dare vita a questa nuova iniziativa editoriale nella prospettiva di testimoniare momenti di elevata ispirazione poetica, tali da potersi legittimamente inserire nel panorama letterario contemporaneo per la loro unicità e significatività, sia dal punto di vista contenutistico che stilistico.“Le gemme”, pertanto, non vuole essere soltanto una collana di poesia, ma una teca luminosa dove i poeti possono mettere in evidenza i loro tesori.



lunedì 24 giugno 2013

L'amo della memoria - Paolo Carlucci per Marzia Spinelli, Nelle tue stanze

Memoria come mosto di vita e di emozioni, dove il rito di passaggio è .. lutto scandagliato da gesti infilati in un’assenza/ di attrazione. Marzia Spinelli, nel suo secondo libro di versi, Nelle tue stanze, dedicato al ricordo vigoroso e struggente della madre, ritrova il sogno di restituire dall'ombra una colla d’affetti che da privati si fanno colloquiali, chiuse come urna nella tua stanza/ le nostre verità, coltivavano tutte/ spighe di grano, ciliegie che divoravi. Segreti confusi con scaglie di quotidianità,  di storia comune ed umanissima, resa pubblica nella sua forza di correlativi oggettivi in cui il Tempo si fa minuto di cose in una  fatica storica d’ amore, non a caso il cibo, la convivialità tornano frequenti nella poetica della Spinelli, abile a risolvere nel quotidiano che la fa ricca, la metafisica delle maiuscole, il Tempo, la Morte, l’Assoluto.  Sembra avere un manzoniano culto della storia, corale per organo di cose, che vibrano la Storia, la Spinelli, che  si fa regista corale e lirico di un film denso di suoni, odori e fatti, zoommati con maestria. Siede il Novecento/ su la tua schiena curva/ di superstite/ air bag di bombe e rese/ era cibo la Storia nel guscio/ chiaro dei più limpidi ricordi/ la guerra, il matrimonio, la mia nascita/ il diario comune di ragazza … l’arco minuscolo, la parabola, il perimetro del mio secolo.       Risponde alla morte un corpo che formicola,  che, di stanza in stanza, nella tana dell’infanzia mi rintraccia la memoria … è  corda pendula, il gancio  su un’attesa da riempire/ pestando a terra come fosse uva.  Nel percorso di queste stanze, dove frastorna la memoria, trova spazio anche la voce del padre che Tuona dolce/ Svegliati figlia, / tengo il tuo respiro nell’incavo della mano. Immagine bellissima in cui si dona un calore ed un’intensa forza d’amore,  di cui anche il lettore è discreto fruitore del gioco d’amorosi sensi che s’intesse nel nido fisico e storico di una famiglia nella gran vendemmia del Tempo. E davvero, strofa dopo strofa, addentrandoci in questo canzoniere minimo e sonoro di acuti lirici, ci dissetiamo al suono di luce del quotidiano, ricamato con dolcezza e  modernità espressiva, la sete di questi versi è il tuo ricordo/ bevo gocce di vitamina/ come la spremuta che offrivi …  Anche la natura si  veste di questo ventilare della storia le foglie rosse  nella tua stanza … inutile l’acqua  e l’aria/ le più frantumate s’insinuano agli angoli/ del parquet divelto,/ non avvertono, non lasciano traccia,/ le più leggere che volano via.  E nella radura dell’infanzia  piccolo l’angelo di pietra, il viaggio ai lari familiari, il cimitero  sembrava un giardino di pace/un posto dove curiosare i nomi/ dei vecchi, delle mamme,/ di altri bambini. Anche qui  il tema letterario di ascendenza pascoliana e non solo, si fa storia di un gioco d’occhi,  regalandoci lo stupore curioso tipico dei bimbi. Si ricollegano a questo filo d’infanzia le prime  stanze, in particolare la breve, ma prodigiosa rievocazione lirica del  mare e della prima raccolta di conchiglie. Capolavori assoluti sono infine, Negozio di pietre, dove il dialogo s’infittisce di oggetti che danno il senso dell’orologio del tempo e degli affetti, e di echi di voci contemporanee rese poetiche - guarda la figlia darmi il bancomat- digito il pin con dita d’onice- l’occasione commerciale dei saldi è viatico prezioso che gemma ricordi in un qualunque mattino caldo / d’anniversario. Fortissimo, in conclusione, il “testamento” della stanza XI, ove in maniera epigrafica risuona l’acerbità indicibile di un distacco, reso senza retorica, intimo e vero, anche  nell'equilibrio dei termini : L’ultima stanza è l’ultimo giorno, /il più lungo,  poi ti portano via.          

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