Pubblicato nel numero di Aprile 2013 di Studi Cattolici, mensile di studi e attualità diretto da Cesare Cavalleri
Rispetto a tanta poesia odierna
che è puro gioco, finzione fondata sul nulla, pura mimesi di un vuoto senza
fondo, Nelle tue stanze (Progetto
Cultura, Roma 2012), ultima raccolta poetica di Marzia Spinelli, propone versi
che riecheggiano una controllata eppure accorata sofferenza, una sincera
nostalgia, un’innocente aspirazione ad una condizione umana non degradata.
La linearità del linguaggio,
immune da cadute, è al servizio di una consapevolezza esistenziale che non teme
di affrontare con sicurezza la realtà. La speranza, per la poetessa, si fonda
su un’istanza etica profonda, quella stessa oggi così trascurata, così temuta,
si direbbe, ma l’unica vera, la stessa
di cui è espressione il componimento che intitola la raccolta «sempre
sarà il suono / nelle tue stanze / e la tua voce» (p. 30).
Vien fatto di pensare a Giovanni
Cristini, all'epigrafe borgesiana premessa al suo ultimo poemetto La stanza («Tutta la storia dell’umanità
può essere scritta sulle pareti bianche di una stanza») o, ancor prima, alle
parole poste a commento di un precedente componimento, La luna sul Tuckett: «Anche i poeti, dici, sono dei visionari,
quasi quanto i filosofi. E gli uni e gli altri si affacciano a questa finestra
sul mondo da una stanza “che brucia e non si illumina”. E forse attendono la
frana, il crollo».
Dunque, dicevamo, Borges e la
memoria.
Ma anche Kafka.
Non a caso, forse, dal momento
che la poetessa lavora come già Kafka alla direzione generale dell’INAIL.
In proposito leggiamo: «L’amo
della memoria / è una corda pendula, il gancio / su un’attesa da riempire, /
pestando a terra come fosse uva. // se agronomi della vita o geometri dell’aria
/ lo sapremo alla fine. Ora so che è semina il Tempo, / porta tutto a
vendemmia, anche le stelle».
Si pensa al kafkiano Castello, alla figura dell’agrimensore, di
quell'individuo d’eccezione che ne è il protagonista (landvermesser in tedesco significa appunto agrimensore, geometra,
ma anche tipografo), alla sua fiduciosa speranza di riconciliazione con
l’assoluto, lo streben, la tensione
perenne dell’anima, alla sua condizione di straniero in un paese così tetro, al
contrasto tra la sua vocazione artistica e la professione, l’ufficialità e l’ufficiosità
dell’assunzione.
L’autentico, come sempre, è la
matrice della poesia, anche di quest’ultima raccolta poetica di Marzia Spinelli.
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