“Le gemme” vuole essere una collezione di quaderni di poesia dedicata a poeti contemporanei opportunamente selezionati, con il proposito di rappresentare una summa della loro poetica. L’intenzione è quella, infatti, di raccogliere le gemme di ogni autore per sintetizzarne il discorso poetico e, al tempo stesso, per facilitarne la diffusione attraverso un formato semplice ma elegante e di immediato impatto visivo.Nella convinzione che non è certo la quantità a determinare la qualità, Progetto Cultura ed io, abbiamo ritenuto qualificante dare vita a questa nuova iniziativa editoriale nella prospettiva di testimoniare momenti di elevata ispirazione poetica, tali da potersi legittimamente inserire nel panorama letterario contemporaneo per la loro unicità e significatività, sia dal punto di vista contenutistico che stilistico.“Le gemme”, pertanto, non vuole essere soltanto una collana di poesia, ma una teca luminosa dove i poeti possono mettere in evidenza i loro tesori.



lunedì 24 giugno 2013

Marzia Spinelli e l'amo della memoria di Sabino Caronìa

Pubblicato nel numero di Aprile 2013 di Studi Cattolici, mensile di studi e attualità diretto da Cesare Cavalleri

Rispetto a tanta poesia odierna che è puro gioco, finzione fondata sul nulla, pura mimesi di un vuoto senza fondo, Nelle tue stanze (Progetto Cultura, Roma 2012), ultima raccolta poetica di Marzia Spinelli, propone versi che riecheggiano una controllata eppure accorata sofferenza, una sincera nostalgia, un’innocente aspirazione ad una condizione umana non degradata.
La linearità del linguaggio, immune da cadute, è al servizio di una consapevolezza esistenziale che non teme di affrontare con sicurezza la realtà. La speranza, per la poetessa, si fonda su un’istanza etica profonda, quella stessa oggi così trascurata, così temuta, si direbbe, ma l’unica vera, la stessa  di cui è espressione il componimento che intitola la raccolta «sempre sarà il suono / nelle tue stanze / e la tua voce» (p. 30).
Vien fatto di pensare a Giovanni Cristini, all'epigrafe borgesiana premessa al suo ultimo poemetto La stanza («Tutta la storia dell’umanità può essere scritta sulle pareti bianche di una stanza») o, ancor prima, alle parole poste a commento di un precedente componimento, La luna sul Tuckett: «Anche i poeti, dici, sono dei visionari, quasi quanto i filosofi. E gli uni e gli altri si affacciano a questa finestra sul mondo da una stanza “che brucia e non si illumina”. E forse attendono la frana, il crollo».
Dunque, dicevamo, Borges e la memoria.
Ma anche Kafka.
Non a caso, forse, dal momento che la poetessa lavora come già Kafka alla direzione generale dell’INAIL.
In proposito leggiamo: «L’amo della memoria / è una corda pendula, il gancio / su un’attesa da riempire, / pestando a terra come fosse uva. // se agronomi della vita o geometri dell’aria / lo sapremo alla fine. Ora so che è semina il Tempo, / porta tutto a vendemmia, anche le stelle».
Si pensa al kafkiano Castello, alla figura dell’agrimensore, di quell'individuo d’eccezione che ne è il protagonista (landvermesser in tedesco significa appunto agrimensore, geometra, ma anche tipografo), alla sua fiduciosa speranza di riconciliazione con l’assoluto, lo streben, la tensione perenne dell’anima, alla sua condizione di straniero in un paese così tetro, al contrasto tra la sua vocazione artistica e la professione, l’ufficialità e l’ufficiosità dell’assunzione.
L’autentico, come sempre, è la matrice della poesia, anche di quest’ultima raccolta poetica di Marzia Spinelli.



Nessun commento:

Posta un commento